domenica 15 giugno 2014

Il Faro.

Era la luce del faro che la illuminava,la notte che la vestiva e al luna la guardava contare le stelle. Si era sciolta i capelli biondi che come raggi di sole stanchi si erano tuffati sulla sua schiena,alcuni sul suo seno delicato,altri ancora stavano sparsi qui e li confusi 
nell'armonia della sua bellezza,la sabbia le accarezzava il corpo nudo,stesa con tale naturalezza che sembrava il mare l'avesse trasportata sulle onde fino alla riva,
poi,come se niente fosse,si addormentò. Forse prima era una sirena,e la coda si era divisa in due gambe che le donarono un passo elegante la pelle liscia e morbida,delicata come la mareggiata mattiniera,gli occhi gocce d'ambra luminosa,i capelli mossi dalla fresca brezza marina,il sorriso dolce di chi lavora in mare e dopo tanto tempo passato sotto il sole rovente sopra il ponte di peschereccio logoro tornava a casa,attraccava ad un porto sereno e familiare. Chiunque l'avrebbe vista così,vestita soltanto dalla notte,mentre posava con tale naturalezza da sembrare parte del paesaggio mozzafiato,sarebbe rimasto colpito,era di quella bellezza che ti bacia il cuore,che ti fa sussultare per un secondo e poi lasciandoti sbalordito ti culla per farti sentire a tuo agio,era di quella bellezza che ti fa dimenticare di tutto il resto e ti lascia davanti l'impossibilità di trovarle una spiegazione e la ricerca inutile e quasi disperata di darle una definizione,quella bellezza impossibile da da custodire in una gabbia di parole.Era di quella bellezza che non andava spiegata ma si sentiva,era della bellezza della vita. Io mi sarei tuffato giù dalle sue labbra per percorrere con baci morbidi tutta la sua delicata pelle,era a me inarrivabile ma il mio cuore sussultava comunque perché le sue forme continuavano a fare l'amore con i miei occhi. Contemplavo la sua schiena,gli zigomi,avrei voluto aprisse gli occhi e mi guardasse,anche senza dire niente,mi sarebbe bastato uno sguardo,probabilmente avrebbe capito il modo in cui io la vedevo,stesa così,sulla sabbia fresca a far contrasto con la sua pelle calda. Avrei voluto giungere come un pellegrino sulle sue labbra. Era ispiratrice in ogni aspetto,più la guardavo più mi veniva voglia di descriverla con le mie parole,di raccontarla, vestirla con pagine eleganti,farla diventare una Venere,ma ogni volta che trovavo parole giuste le perdevo sulle sue gambe,sui suoi fianchi,sulle sue mani. Avrei voluto immergere le mie mani nei suoi capelli dorati,accarezzarle le labbra rosate,cercare di parlarle mentre mi lasciava senza parole,vivere come un riflesso nelle sue iridi pensavo tutto questo mentre la spiavo celato dalla sabbia,la contemplai tutta la notte,finché il nero del mare divenne blu profondo,il blu profondo bluastro e il bluastro l'azzurro mattutino e quando il sole fu completamente emerso dall'acqua,per un'istante i suoi occhi s'aprirono e colpirono i miei che morirono nel sonno più profondo.
Gia.

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