Secondo alcuni dati, il tasso di occupazione giovanile è inferiore di dieci punti rispetto alla media Europea, e l'età media in cui si acquisisce un posto di lavoro stabile è 38 anni (FONTE ISFOL).
L'assenza del lavoro e la sua instabilità è, al giorno d'oggi, una delle più grandi preoccupazioni dei più giovani.
Secondo delle ricerche effettuate dall'Istituto IARD, le nuove generazioni si sono dovute, o si dovranno confrontare con nuovi contratti che favoriscono la precarietà del lavoro che, al giorno d'oggi, conta circa il 20% della popolazione, e ciò è grave, ma purtroppo inevitabile, perchè ogni giovane, al suo ingresso nel mondo del lavoro, è portato ad avere un'occupazione instabile, e talvolta priva di un'assicurazione o della retribuzione meritata.
Un altro aspetto riguardante la disoccupazione o occupazione precaria in Italia è quello delle donne, elementi che, subito dopo i giovani, risentono maggiormente questa crisi. In particolare le donne del Sud, che talvolta vedono mutare il loro problema occupazionale in disoccupazione cronica, in cui sprofondano fino a smettere di cercare un lavoro.
D'altra parte, ci sono delle donne che considerano il posto di lavoro fisso, quello che dura tutta la vita, una vera e propria condanna. Questo perchè hanno una famiglia a cui devono dedicare del tempo, una casa, dei bambini, oltre poi agli amici, agli hobby e ai vari svaghi, per uscire dalla realtà quotidiana e confrontarsi, per esprimere le proprie opinioni e sperare insieme in un futuro migliore, in una politica più onesta e così via.
Meno ore di lavoro significano meno spese sociali, meno trasporti, e soprattutto meno malattie riguardanti stress e logoramento. Oltretutto, questo cambiamento può essere sostenuto da una riduzione delle tasse, come già succede in Olanda.
Infine, ma non per la loro importanza, ci sono i diplomati, gli universitari e i laureati.
Negli ultimi anni, le università italiane denunciano un calo di iscrizioni, che porta a delle preoccupazioni riguardanti la capacità, o meglio incapacità, dei nostri paesi a formare un numero sufficiente di lavoratori attrezzati per il futuro. Secondo alcuni economisti, l'attuale tasso di disoccupazione di neolaureati, nel tempo, andrà aumentando, ma questo non è un problema solo italiano.
Qualche anno fa l'economista Paul Krugman sosteneva che, nell'arco di qualche anno, le varie industrie avrebbero ridotto drasticamente la domanda di lavoro altamente qualificato: questo "fenomeno" è favorito anche dall'automazione di ogni singolo incarico, che sia esso solamente esecutivo o che richieda delle ottime conoscenze.
Un altro aspetto grave è che le società al di fuori dell'Italia si impegnano per trovare delle giovani menti nei Paesi emergenti, e ne trovano tante, ad un costo contenuto; il loro intento è quello di creare una classe media che possa bilanciare il calo dei consumi in Occidente. Ma questo sistema, invece di alleggerire questa crisi, potrebbe aggravarla, rischiando di far investire ai nostri giovani sempre meno soldi e tempo nell'istruzione: ciò sarebbe un grave errore, dato che chi studia ha sempre una possibilità in più.
Infatti, se andiamo a confrontare i guadagni di un laureato e di un diplomato, la differenza, seppur minima, c'è. Tuttavia, i laureati che subito hanno trovato lavoro sono davvero pochi e sono sempre in calo.
Secondo delle ricerche effettuate dall'Istituto IARD, le nuove generazioni si sono dovute, o si dovranno confrontare con nuovi contratti che favoriscono la precarietà del lavoro che, al giorno d'oggi, conta circa il 20% della popolazione, e ciò è grave, ma purtroppo inevitabile, perchè ogni giovane, al suo ingresso nel mondo del lavoro, è portato ad avere un'occupazione instabile, e talvolta priva di un'assicurazione o della retribuzione meritata.
Un altro aspetto riguardante la disoccupazione o occupazione precaria in Italia è quello delle donne, elementi che, subito dopo i giovani, risentono maggiormente questa crisi. In particolare le donne del Sud, che talvolta vedono mutare il loro problema occupazionale in disoccupazione cronica, in cui sprofondano fino a smettere di cercare un lavoro.
D'altra parte, ci sono delle donne che considerano il posto di lavoro fisso, quello che dura tutta la vita, una vera e propria condanna. Questo perchè hanno una famiglia a cui devono dedicare del tempo, una casa, dei bambini, oltre poi agli amici, agli hobby e ai vari svaghi, per uscire dalla realtà quotidiana e confrontarsi, per esprimere le proprie opinioni e sperare insieme in un futuro migliore, in una politica più onesta e così via.
Meno ore di lavoro significano meno spese sociali, meno trasporti, e soprattutto meno malattie riguardanti stress e logoramento. Oltretutto, questo cambiamento può essere sostenuto da una riduzione delle tasse, come già succede in Olanda.
Infine, ma non per la loro importanza, ci sono i diplomati, gli universitari e i laureati.
Negli ultimi anni, le università italiane denunciano un calo di iscrizioni, che porta a delle preoccupazioni riguardanti la capacità, o meglio incapacità, dei nostri paesi a formare un numero sufficiente di lavoratori attrezzati per il futuro. Secondo alcuni economisti, l'attuale tasso di disoccupazione di neolaureati, nel tempo, andrà aumentando, ma questo non è un problema solo italiano.
Qualche anno fa l'economista Paul Krugman sosteneva che, nell'arco di qualche anno, le varie industrie avrebbero ridotto drasticamente la domanda di lavoro altamente qualificato: questo "fenomeno" è favorito anche dall'automazione di ogni singolo incarico, che sia esso solamente esecutivo o che richieda delle ottime conoscenze.
Un altro aspetto grave è che le società al di fuori dell'Italia si impegnano per trovare delle giovani menti nei Paesi emergenti, e ne trovano tante, ad un costo contenuto; il loro intento è quello di creare una classe media che possa bilanciare il calo dei consumi in Occidente. Ma questo sistema, invece di alleggerire questa crisi, potrebbe aggravarla, rischiando di far investire ai nostri giovani sempre meno soldi e tempo nell'istruzione: ciò sarebbe un grave errore, dato che chi studia ha sempre una possibilità in più.
Infatti, se andiamo a confrontare i guadagni di un laureato e di un diplomato, la differenza, seppur minima, c'è. Tuttavia, i laureati che subito hanno trovato lavoro sono davvero pochi e sono sempre in calo.
Molte famiglie cercano di influenzare i propri figli nella scelta dell'università, indirizzandoli verso la facoltà che, secondo il loro pensiero, potrebbe offrire più possibilità lavorative.
Io credo invece che ogni facoltà, se fatta con il giusto impegno, dia delle opportunità di lavoro. Ogni ragazzo deve avere la possibilità di scegliere il proprio futuro: scegliere di fare una facoltà piuttosto che un'altra, o di andare al nord piuttosto che al sud. Ma qualunque cosa egli scelga, dev'essere una cosa pensata da sè, senza l'influenza di terzi. Un ragazzo costretto a studiare in una facoltà che non è di suo gradimento finirà fuori corso, e impiegherà il doppio del tempo a laurearsi, proprio perchè non è soddisfatto della scelta presa, perchè quello non era ciò che egli sognava.
Ed è lo stesso per coloro che decidono di lavorare: ci sono molti ragazzi qualificati e con delle ottime competenze che però non vengono assunti e rimangono a guardare chi, al posto loro, ha un lavoro, senza nemmeno aver finito gli studi; gli immigrati, talvolta, sono i favoriti, perchè non pretendono una paga esagerata e tante volte lavorano in nero.
Certo, anche loro hanno bisogno di lavoro, e spesso svolgono delle mansioni che gli italiani rifiutano.
Ma credo sia comunque ingiusta, questa situazione italiana di precarietà, perchè la nostra, com'è scritto sulla Costituzione, è una repubblica fondata sul lavoro ma, di lavoro, noi Italiani, ne vediamo e ne vedremo ben poco.
Turunen.
Io credo invece che ogni facoltà, se fatta con il giusto impegno, dia delle opportunità di lavoro. Ogni ragazzo deve avere la possibilità di scegliere il proprio futuro: scegliere di fare una facoltà piuttosto che un'altra, o di andare al nord piuttosto che al sud. Ma qualunque cosa egli scelga, dev'essere una cosa pensata da sè, senza l'influenza di terzi. Un ragazzo costretto a studiare in una facoltà che non è di suo gradimento finirà fuori corso, e impiegherà il doppio del tempo a laurearsi, proprio perchè non è soddisfatto della scelta presa, perchè quello non era ciò che egli sognava.
Ed è lo stesso per coloro che decidono di lavorare: ci sono molti ragazzi qualificati e con delle ottime competenze che però non vengono assunti e rimangono a guardare chi, al posto loro, ha un lavoro, senza nemmeno aver finito gli studi; gli immigrati, talvolta, sono i favoriti, perchè non pretendono una paga esagerata e tante volte lavorano in nero.
Certo, anche loro hanno bisogno di lavoro, e spesso svolgono delle mansioni che gli italiani rifiutano.
Ma credo sia comunque ingiusta, questa situazione italiana di precarietà, perchè la nostra, com'è scritto sulla Costituzione, è una repubblica fondata sul lavoro ma, di lavoro, noi Italiani, ne vediamo e ne vedremo ben poco.
Turunen.