lunedì 30 dicembre 2013

L'eta anagrafica non cambia la persona.

Il 26 Dicembre era il mio compleanno, finalmente anche per me sono arrivati i 18.
Finalmente. Finalmente un cazzo.
"Raggiunti i 18 sarà tutto diverso, mi raccomando!" Ma diverso cosa? Dove?
E' tutto uguale, non cambia proprio un bel niente, sono sempre la stessa persona, la stessa ragazzina ingenua, innocente, che odia tutto e tutti, depressa del cazzo, incapace di trovare le persone giuste, con una calamita attaccata alla schiena che attira solo le persone sbagliate, le relazioni sbagliate, le amicizie sbagliate.
Sono la stessa persona della notte del 25 Dicembre, che alla mezzanotte si mette a piangere, non so se per i messaggi di auguri di Giacomo, Laura e Francesco, o per altri motivi.

Il 26 Dicembre però ero felice. Ero molto in ansia, perché la sera avevo organizzato una festa, come si usa fare qua, per celebrare la mia entrata nel mondo degli "adulti", ma ero comunque felice.
Mi son preparata, e sono andata al locale un'ora e mezza prima. Mi sentivo importantissima quel giorno.
Sono arrivati i primi invitati, ed ero sempre più in ansia perché avevo paura non sarebbe venuto nessuno.
Ma la serata è passata alla grande, tutti si sono divertiti, hanno riso, ballato, bevuto, mangiato e scherzato. Ero super contenta, ma il culmine è stato quando Lui mi ha baciata, e io non ci potevo credere; eravamo in mezzo alla pista con gli occhi di tutti addosso, era buio, ma era come se avessimo una luce potentissima puntata per far uscire tutta la felicità che avevamo dentro.
Quella è stata la cosa più bella della serata, quei baci, quegli sguardi, quel suo viso che aveva una piega all'altezza delle labbra, che assomigliava ad un sorriso sincero.
Che di sincero, probabilmente, aveva ben poco.
Era troppa la felicità di quei momenti, perché durasse per altro tempo, per qualche giorno di più, per qualche settimana, mese, anno.
Io so di non poter avere una felicità continua nel tempo, un po' per il mio carattere malinconico, troppo sensibile, e un po', forse, per il mio destino. Credo di esser destinata ad essere sempre infelice, sempre delusa, sempre insoddisfatta, sempre malinconica, sempre così.
Non mi piace per niente, appartenere a questo destino. Ma purtroppo che posso farci? Posso solo continuare ad illudermi che qualcosa prima o poi cambierà, che un giorno mi sveglierò ed avrò al mio fianco una persona pronta ad amarmi per ciò che sono, che benché io abbia mille difetti, troverà mille e una ragione per amarmi e sopportarmi nonostante tutto.
Posso solo continuare ad illudermi che un giorno Lui mi scriverà che è stato solo uno scherzo idiota, e che desidera da morire uscire con me, e conoscermi meglio, e provare davvero.
Lui, o qualcun'altro, o qualcun'altra. Ma qualcuno.
Posso solo continuare ad essere la stessa ragazzina ingenua, innocente, che odia tutto e tutti, depressa del cazzo, incapace di trovare le persone giuste, con una calamita attaccata alla schiena che attira solo le persone sbagliate, le relazioni sbagliate, le amicizie sbagliate.
Posso solo essere la stessa persona della notte del 25 Dicembre, che alla mezzanotte si mette a piangere, per i messaggi di auguri di Giacomo, Laura e Francesco, o per altri motivi che sia.
Auguri a Me.

Turunen.

Punto e a capo.

Avete presente il post "Rinascita." ?
Ecco, è di nuovo cambiato tutto. Quell'arcobaleno che sembrava stesse arrivando è scomparso, e ha fatto capolino altre due volte, e tutte le volte io ci son cascata, in quella trappola. Fottuto bastardo.
Non so perché continuo ad essere così ingenua, non so perché continuo a farmi prendere così tanto dalle cose, e non me ne rendo neanche conto, perché son stata male così a lungo, per così tanto tempo, che trovando qualcuno che mi da un po' di corda, mi ci appiglio subito, perché sta felicità la voglio trovare anche io, diamine, e mi son rotta di star sempre male per tutto.
Turunen.

venerdì 20 dicembre 2013

False promesse, radici e illusioni di ricchezza

18 Novembre 2013 : una data che quasi sicuramente passerà alla storia, perché un disastro del genere merita attenzione, merita giustizia.
Tanto dolore e disperazione, in queste settimane, vivono nei corpi degli abitanti sardi e non solo, dato che tutta l'Italia si è movimentata sin da subito per aiutare gli alluvionati di una terra tanto soleggiata com'è la Sardegna. Si vorrebbe poter dire che è stato solamente un ciclone improvviso, un disastro che era impossibile da prevedere; ma tutti sappiamo che non è così, perché una tale affermazione, come dice Samuele Canu nella sua lettera a "La Nuova Sardegna", "sarebbe un'auto-assoluzione il cui lusso non ci è concesso.". Tutti abbiamo le mani insanguinate, tutti siamo responsabili di questa tragedia, poiché la bramosia, l'ingordigia e la stupidità hanno avuto la meglio sulle nostre coscienze.
La colpa è di tutti noi, perché abbiamo scelto degli "dei" in giacca e cravatta da scomodare dalle loro poltrone, per onorarci della loro finta presenza, in cambio di una promessa non mantenuta di una opportunità maggiore di lavoro, per una vota dignitosa.
Abbiamo rifiutato, ceduto la nostra libertà inutilmente, perché avere a disposizione delle opportunità lavorative è una cosa che, essendo l'Italia uno Stato democratico, ci spetta di diritto.
Avendo basato la nostra scelta su promesse inutili, non abbiamo tenuto conto di tutti i piani paesaggistici promossi dai nostri organi "competenti", perché competenti lo sono davvero poco; tantomeno abbiamo riportato alla mente i famosi anni '70, gli anni in cui i sardi, a detta degli italiani, conducevano una vita dura, da poveri, e perciò era necessaria una modernizzazione.
Non so cosa sia andato storto, in quel periodo, ma so che da quel momento tutto è cambiato con violenza e velocità: si è iniziato a svendere la terra, costruendo ovunque, a partire dalle zone costiere, e le case venivano edificate "durante la notte", così si dice, perché la sera prima il terreno era libero, e allo spuntare del Sole, con esso spuntavano anche le villette e i palazzi; si è rimasti in silenzio anche quando qualcuno "più moderno di noi" ha osato cambiare i nomi a località turistiche: solo dopo ci si è resi conto di aver avuto per tantissimo tempo un tesoro di valore inestimabile sotto gli occhi, e di averne fatto una vergogna, perché gli altri predicavano modernità gettando cemento in ogni centimetro quadro di terreno agricolo, e noi abbiamo seguito come pecore, perché questi sono i termini di paragone che si avevano al tempo, dato che eravamo pastori.
Nei primi anni '80 ci fu un'ondata di giustizia che portò in carcere molti tecnici e amministratori comunali; ma quest'ondata finì presto e la "Regione varò la legge che fece fregare le mani a quanti, in buona fede o per costante speculazione edilizia, avevano realizzato immobili [...] in zona agricola." (Giampiero Cocco, La Nuova Sardegna).
In questi anni in cui si promuove tanto la modernità e il progresso, ci sono ancora strade tangenziali il cui cavalcavia passa a pochi centimetri dalle abitazioni (costruite abusivamente in quei lotti); molti quartieri si ritrovano senza marciapiedi, asfalto, numeri civici e illuminazione pubblica; i canali, bonificati recentemente, mancano delle protezioni e recinzioni necessarie a seguire i rigidi criteri di legge, che la maggior parte delle amministrazioni comunali ignora a seconda della maggioranza in ambiente politico, e a seconda della simpatia nutrita verso gli imprenditori.
Probabilmente dovuto all'inesperienza, siamo arrivati ad emulare le società già modernizzate, senza tenere conto delle nostre radici, dei nostri paesi, della nostra lingua, delle diversità che si presentavano in ogni provincia Sarda, e che ci rendevano, appunto, tutti diversi.
Abbiamo preso come esempio società che in passato hanno modellato il nuovo sulle proprie radici e non si sono limitate a modellare il nuovo; sono stati attenti a non svegliarsi la mattina dopo in un mondo ormai sconosciuto.
Noi invece abbiamo fallito, poiché abbiamo adottato una modernità che non ci apparteneva ancora, dimenticandoci da dove venivamo, negando le nostre origini. Tutto ciò che rimane delle nostre radici è una caricatura grottesca, talvolta ingigantita e ridicolizzata. Si fa finta di esser fieri della patria a cui si appartiene, esibendo i costumi e i cibi tradizionali quando i turisti sbarcano nelle nostre città, ma la realtà è che vorremmo essere nei loro panni, che arrivano da noi, e in poche ore consumano i luoghi e portano via un ricordo sbiadito dell'isola.
Siamo tutt'altro che ricchi, perché ciò che abbiamo è solo una illusione di ricchezza. Coloro che abusivamente abitano nelle coste o in zone non edificabili gravano economicamente sulla società e sull'incolumità degli abitanti. Prima avevamo città e paesi con una linea di confine netta, perché subito fuori dalla città si trovava la campagna; ora ciò che abbiamo sono abitazioni sparse che rovinano le campagne ed il paesaggio e creano disastri e disagi alla popolazione.
E i disastri si creano perché i romantici avevano ragione, la natura è buona e cara, fin quando l'uomo non osa rovinare il suo equilibrio, la sua perfezione, e allora essa si ribella, per trovarlo di nuovo, questo equilibrio, e lo fa con ogni mezzo possibile: alluvioni, terremoti, cicloni e tutti gli altri disastri naturali.
Per questo l'uomo non dovrebbe stupirsi di queste tragedie, anzi... dovrebbe prevederle, perché è solo colpa sua, perché se l'è andata a cercare.
"La vita è come una goccia che inesorabilmente scorre su una foglia." dice Samuele Canu (La Nuova Sardegna).
"La vita è una casa che sta precaria sul letto di un fiume prosciugato, che alla prima pioggia annega e vien distrutta, perché il suo posto non era quel letto, e il fiume si è solo ripreso ciò che gli apparteneva." aggiungo io.

Turunen.

venerdì 15 novembre 2013

Lo dico con franchezza.

Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei stare sola. Senza nessuno che mi rompa i coglioni per sms o su FB o quello che è. SOLA.
Sono stanca di tutto, non reggo più niente, sto odiando i miei genitori e la mia vita in generale perché non combino niente di buono.
Mi sento persa, senza una meta, senza un posto in cui mi senta a mio agio, se non nella mia camera, che inizia a diventar troppo stretta.
Ho bisogno di andarmene e staccare definitavamente da questa che non voglio più sia la mia vita. Non la sopporto più. Come non sopporto più le persone che mi stanno intorno.
È tutto avvolto da un alone di falsità, ipocrisia, malvagità. E a me non piace. Perchè io non sono così.
Sono perseguitata dalle delusioni e dai problemi, sembrano non lasciarmi un secondo sola. Sparisce un problema, arriva una delusione; sparisce la delusione e indovina chi arriva? Un problema fresco fresco.
Mi son stancata davvero, voglio un biglietto aereo per andare dall'altra parte del mondo dove nessuno mi conosce: sola andata, per una sola persona. Ricominciare una vita lì, buttare tutto, tutto ciò che possa ricollegarmi al passato. Ed essere una persona nuova. Conoscere nuove persone. In futuro avere un lavoro. Guadagnare da me. Avere una casa. E formare una famiglia, con una persona che mi ami davvero, e che non mi prenda in giro o mi manipoli per i suoi scopi.
Ho bisogno di essere felice, da sola, o con qualcuno; ma questo, ciò che ho ora, non mi basta, mi sta stretto. Ho bisogno di vestiti nuovi, sto diventando grande, e quelli vecchi non mi stanno più.
Turunen

mercoledì 6 novembre 2013

Rinascita.

Ho sempre detto che mi piace fare nuove conoscenze, ma questa proprio è stata una cosa inaspettata.
Inaspettatamente piacevole.
Un rapporto nato come amicizia, un'intesa intellettuale, trasformata in attrazione tra cervelli, interessi comuni, gusti identici per quanto riguarda ogni singolo argomento, non una cosa che non combaciasse; due corpi, gemelli, che si cercavano da tempo e che finalmente si sono trovati; un rapporto d'amicizia che ora non si capisce più cos'è, si evolve giorno dopo giorno, ma non arriva mai al sodo.
Non arriva al sodo perchè ci stanno ben 213 chilometri che lo impediscono.
La distanza uccide, seriamente, è una cosa che ho sempre odiato, e che ora odio ancora di più.
Quando incontri qualcuno che ti colpisce davvero, e ti rapisce l'anima, e il cuore, come fai a stargli lontana? E' una cosa naturalmente impossibile; quando questa persona è in grado di farti sorridere dopo una serata passata nella più totale solitudine e malinconia, vuol dire che è la persona giusta, la persona perfetta, che non puoi allontanare, la persona che non puoi lasciarti scappare per niente e nessuno al mondo, perchè sai che in fondo, se lo facessi, staresti peggio di come non stai già ora, e saresti infelice, ed hai come la sensazione che non riusciresti mai a trovare una persona uguale ed identica a lui, che ti faccia star bene solamente con un messaggio, o con una foto dove sorride, o dove fa le smorfie, giusto perchè l'argomento si faceva troppo serio e allora è giusto spezzare un po'.
Come si può lasciar scappare una persona così?
Non si può, e non si deve.
Non posso, e non devo.
Mi impegnerò, farò di tutto, perchè ciò che voglio è essere felice, e devo cominciare a ricostruire la mia vita, il mio muro di felicità, che guardacaso, si incrocia con quello delle relazioni.

Il grande Coelho diceva: Chi desidera vedere l'arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia.

Chissà, magari dopo tutti i temporali e le tempeste che ho affrontato fino ad oggi, il mio arcobaleno sta finalmente arrivando...

Turunen.


Morte.

Sono davvero una stronza, non riesco nemmeno a mantenere le promesse con me stessa.
Nell'ultimo post mi ero ripromessa di pubblicarne uno a settimana, esattamente ogni lunedì. Ed invece non l'ho fatto... anzi! Son passati esattamente 22 giorni dall'ultimo post, che vergogna. Ma è proprio per questo che revoco la mia promessa, ormai bruciata, e vi dico che scriverò quando avrò qualcosa da dire.

Tanto ormai si era già capito.
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Che posso dire? E' un periodaccio, non sono in me, sono super distratta, non ricordo mai nulla, non sono concentrata sulla scuola (pur avendo ottenuto delle piccole soddisfazioni), non riesco a studiare, il mio umore cambia da un secondo all'altro, sono sempre rinchiusa in casa ad aspettare chissà cosa, la mia vita sociale è praticamente inesistente, continuo a stare al pc sui Social, o a guardare Gossip Girl, o a postare cagate su Tumblr e Instagram, sono sempre nervosa, irascibile, continuo a mangiare per ammazzare la noia, ma poi mi rendo conto di quello che sto facendo, quindi mi riprometto di iniziare con l'attività fisica, e puntualmente mi ritrovo a letto col pigiama, ogni giorno con qualche grammo in più.

E' tutto uno schifo, ho abbandonato il basket, la musica e la fotografia, che erano le uniche cose che riuscivano a sostenermi quando stavo giù; non so perchè l'ho fatto, ma l'ho fatto. E mi manca, mi manca tutto, non sono più io, mi guardo allo specchio e nemmeno mi riconosco più.
Mi viene da piangere se penso che ho lasciato tutto, tutto quanto, senza motivo, e ora sono rimasta senza più niente in mano, niente su cui appoggiarmi, niente che possa fare il mio punto di riferimento.
Ma forse la ragione a tutto questo c'è, ed ha un nome, di persona, maschile, singolare, che però starà segreto perchè tanto si capisce comunque.

La verità è che dopo ciò che è successo quest'estate io non sono più la stessa, lui mi ha succhiato via tutto ciò che avevo: le mie passioni, i miei interessi, le mie motivazioni, le mie relazioni, le mie sicurezze, i miei pensieri, il mio cuore, la mia anima.
Tutto quanto. E pur facendo finta che non mi importasse più niente, purtroppo m'importava ancora. E faceva male, faceva male ogni volta che su FB apparivano dei commenti, o dei like, o degli aggiornamenti dal suo profilo; faceva male ogni volta che mi arrivava un suo sms, o che passava in macchina di fronte alla panchina dove stavo seduta cercando di rimanere impassibile.
Faceva male, male da morire.

Ma il mio cuore era solo spezzato. Erano davvero tanti quei pezzi. Ma si sono ricuciti, pian piano, uno alla volta.
Ed ora sono qui, che mi rialzo, grazie ai miei amici, ancora con me nonostante tutto; io contro il mondo; io con un altro motivo per continuare a lottare.

Turunen.

lunedì 14 ottobre 2013

Come Leopardi; La perfezione non esiste, l'equilibrio ancora di meno.

Buonasera.
Ho deciso che ogni lunedì scriverò un post, così per inziar bene, o male, la settimana; per darmi e darvi una cerca carica, o anche uno spunto su cui riflettere.
O semplicemente per rompervi i coglioni. Anche se non vi obbligo a leggere.
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La scorsa settimana, il mio prof di letteratura ha iniziato a spiegare Leopardi, e il suo pensiero pessimistico.
Se avete già letto qualche mio post, mi sembra inutile puntualizzare quanto io mi ci sia rispecchiata, in tutta quella sua malinconia, quel suo senso di evasione, di inadeguatezza, di istinto.

Il pensiero e la ragione, sono due istinti umani naturali. Così come il desiderio di trovare il piacere.
In questo desiderio vengono quindi racchiuse tutte le ambizioni, i sogni, e gli ulteriori desideri di ognuno, che si accumulano sempre di più, diventando infiniti; talvolta però questi desideri non sono accessibili, ed è da qui che scaturisce quell'infelicità che fa vivere male, quell'infelicità che porta alla malinconia perenne, mai accentuata, all'essere non adatto e sempre più bramoso di desideri irraggiungibili ed infiniti, e di felicità.
 Agli elementi della natura umana, esistono e si contrappongono anche i sentimenti non naturali, o quelli chiamati del Nulla. 
Con la ragione, si è in grado di prendere coscienza della nullità delle cose, e di conseguenza di distruggere l'istinto naturale, ovvero il creatore delle nostre illusioni e desideri.
Appena si riesce a levare la maschera dell'illusione, essa non potrà essere più riprodotta, se non tramite la finzione, e quindi l'istinto; ma si sa che il piacere prodotto da tale consapevole illusione è destinato a morire, a cadere, proprio come il suo creatore.

L'uomo è destinato a star solo, il mondo e la natura tramano contro di lui, e sè stesso è l'unico su cui può far affidamento.
Esso però, col passare del tempo, trova conforto in altri valori (nel caso di Leopardi, per esempio, nello studio e nella conoscenza), e nella solidarietà con gli altri uomini che, come lui, sono infelici e nutrono lo stesso sentimento malinconico dovuto alle illusioni costruite da loro stessi.
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In una recente discussione, ho affermato che la perfezione non esiste, ed è solo un'illusione. Un'illusione che provoca piacere, perchè diciamocelo... a chi non piacciono i capelli perfetti, il lavoro perfetto, un viso perfetto, degli occhi perfetti, una persona perfetta, un luogo perfetto, un viaggio perfetto, dei vestiti perfetti, un pomeriggio perfetto, l'amore perfetto, la morte perfetta, la relazione perfetta, la  famiglia perfetta, il matrimonio perfetto? Chi non prova piacere nell'avere la perfezione?
Ma ripeto, la perfezione è solo un'utopia. Cerchiamo di convincerci che sia vera, che esista realmente, ma siamo talmente accecati dal piacere che emana, che nemmeno ci va' di aprire quei maledetti occhi e vedere che non lo è.
L'unica perfezione che conosco è quella dei Gas Nobili. Raggiungono l'ottetto senza doversi legare a nessun'altro elemento. E non lo fanno mai.
Il problema degli uomini è questo, a parer mio: tutti abbiamo un nostro iniziale equilibrio, che sia più o meno forte non importa, che è in bilico su un filo. Il fatto è che a volte ci si lega troppo ad altre persone, e questo legame porta a rompere il naturale equilibrio personale, con la conseguenza che, da questo filo, si cade.
Uno scambio è necessario, bisogna averlo per forza, ma chi è che ha voglia di cadere da quel filo, chi ha voglia di spostare quell'equilibrio personale e farsi del male? E' vero che in guerra e in amore è tutto concesso, ma quel tutto deve avere un limite, e la sofferenza di quel filo è davvero troppa; soprattutto se si cade più volte.
Il rischio si deve correre solamente se si è convinti che ne valga davvero la pena. Se si è convinti che quell'elemento ci porti davvero all'equilibrio, a quel famoso numero otto, come gli elettroni che servono per rendere stabile il legame tra due atomi. Se si è convinti che quella persona ci possa aiutare a non cadere e a stare in bilico su quell'affilato filo che vibra in continuazione e tenta di farci cadere.
Ma se quell'equilibrio è incerto, si cade e ci si fa male. Tanto. Troppo male.
L'equilibrio personale viene sempre stravolto dalla presenza di legami con altre figure. A prescindere dalla persona, poi, perchè poco importa se quella sia brava o cattiva, grassa, magra, alta, bassa, nera, bianca, studiosa, povera, vecchia eccetera. Ogni legame ci porta ad affezionarci troppo all'altro e ci fa abbassare la guardia; pensiamo che tutto vada bene e di punto in bianco arriva il colpo di grazia che ti lascia a terra, a guardare quel cazzo di filo su cui hai trascorso il tuo periodo di equilibrio, da cui sapevi che non dovevi scappare, ma l'hai fatto comunque perchè in fondo "che male c'è a provare di nuovo?".
Ma ovviamente questo è un mio parere.
"La convinzione, a quanto pare, è un lusso che si può permettere chi non è coinvolto."

"Meglio una vita da Iodio che una vita da Neon." E invece io rispondo che anzichè stare come il Cloro, preferisco essere come il Kripton.
Che poi, a dirla tutta, il Cloro se si lega all'Idrogeno fa pure l'acidello.

Turunen.

martedì 8 ottobre 2013

Torno - Lunedì - Estate

Hola.
Mi sento una merda.
Ho abbandonato per ben 4 mesi e mezzo questo blog, e mi sento davvero in colpa.
Ma ci sono stati tanti "problemi", quindi credo di avere una mezza scusa.
O forse no.

Oggi comunque è Lunedì (pur essendo l' 1.25 am io di martedì io lo considero lunedì, perchè ancora a letto non sono andata, quindi finchè non mi addormento, lunedì non è finito), primo giorno della settimana, giorno in cui si ricomincia la routine quotidiana.
E con la routine, io ricomincio anche a scrivere qui.

Durante quest'estate sono successe un bel po' di cosette, quindi vi tengo aggiornati su quelle più importanti (ma a chi? Non lo legge nessuno sto blog, vabbè).
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L'amore è quel sentimento che ti da tutto, e ti rende felice, e ti brucia l'anima per fonderla all'anima del tuo amato; e quando lui se ne va ti ruba anche la tua, di anima, e tu rimani senza.

Ebbene sì, ci siamo lasciati. Questioni personali, okey, ma era solo un'info, niente di più.

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In compenso, il mio migliore amico ed io abbiamo finalmente fatto pace, e sono la persona più felice del mondo, perchè... perchè sì, lo adoro, e senza di lui è stato un anno infernale.
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Darko ha lasciato il blog. Non ho idea del motivo per cui l'abbia fatto; ormai non mi parla da settimane, non so il perchè, non ho fatto nulla di male, e ho appunto scoperto da poco che ha mollato qua.
Appena lo vedo chiedo spiegazioni, non può lasciarmi così senza nemmeno avvisarmi.
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Ho realizzato uno dei miei progetti estivi: un viaggio all'estero.
Mia madre è stata fortunatissima. Un venerdì ha trovato un articolo sul giornale locale che parlava di un progetto chiamato Pastiche Youth. Incuriosita, porta il giornale a casa e me lo fa leggere. Appena capisco di cosa si tratta corriamo a fare la domanda in comune: sono la prima ad averla fatta. Oltretutto il bando sarebbe scaduto il lunedì successivo, non c'è più tempo ormai, e i posti sono solo quattro. La tipa del comune mi suggerisce di far presentare la domanda anche ad una mia amica, per partire insieme, insomma, perciò decido di chiamare Federica. Super entusiasta, anche lei fa subito la domanda.
Tempo qualche giorno, e veniamo contattate via mail da una ragazza responsabile di questo progetto: siamo state scelte insieme alle gemelle Beatrice e Carlotta per partecipare, e con noi verranno altre tre ragazze di Serramanna che ancora non conosciamo: Claudia, Melania e Alice. Saremmo poi accompagnate da due leader, Rosangela e Matteo.
Gli ultimi giorni prima della partenza volano via, tra un acquisto e l'altro; io e mamma siamo impegnatissime per finire gli ultimi dettagli, lei super agitata, io super eccitata.
Arriva il fatidico giorno, ci avviamo in aeroporto, il volo è abbastanza presto. Salutiamo le famiglie: si parte.
Incontriamo le ragazze che condivideranno quest'esperienza con noi: sembrano simpatiche. In seguito non sarà solo un'apparenza, perchè simpatiche lo sono davvero.
Siamo in aeroporto, check in, e tutta la solita routine prima di salire sull'aereo; una volta a bordo, scegliamo i posti: io mi siedo vicino a Bea, Federica vicino a Carlotta, non siamo tanto distanti.
Durante il viaggio ho fatto amicizia con Beatrice, prima d'ora non ci parlavo per niente, ci conoscevamo già ma non avevamo nessun tipo di rapporto se non quello di un saluto per la strada. Da quel momento ho scoperto B: sono lei e la sua simpatia, è una ragazza splendida, sempre solare (apparte quando si arrabbia con Carlotta!), molto matura, con senso dell'umorismo, di compagnia, ha stile nel vestire, e ha un fascino particolare. E' una di quelle persone che appena le vedi dici/pensi: "Cavolo, voglio che lei diventi la mia migliore amica. Subito!" Il tempo passa veloce con lei, e con lo Steward italiano che ci racconta le sue avventure; guardo fuori dal finestrino... Siamo arrivati.
"Welcome to London Luton Airport!" Guardo Bea e sorrido, quasi mi metto a piangere. Siamo arrivate a Londra, e tra poco ha inizio la nostra avventura.

Prendiamo un bus che ci porta all'aeroporto di Birmingham, dove troviamo Chris, il responsabile del camp, che ci aspetta col suo furgoncino. Carichiamo le valigie e, stanchissimi, ci lasciamo portare al Camp dove trascorreremo 10 giorni delle nostre preziose vacanze estive.
Arrivati al camp, vediamo dei tendoni, e l'idea che subito balza in mente a tutti è "Dormiremo seriamente là dentro?!!". Ebbene sì. Lo faremo.
Scarichiamo le valigie, e respiriamo la fresca aria inglese. Alla recinzione ci aspetta Ben, l'altro responsabile, che sol suo sorrisone ci saluta, si presenta e ci augura una buona permanenza.
Nella main tent troviamo tantissimi ragazzi. Siamo tra gli ultimi ad arrivare, e dobbiamo ancora andare a registrarci. Ci avviciniamo così, sotto gli occhi di tutti, a Leanne, che ci chiede Nome, Cognome e altri dati personali; finito lo pseudo interrogatorio, ci assegna una tenda: io sono con Federica, mentre Carlotta e Beatrice stanno insieme, a una tenda di distanza da noi.
Portiamo le nostre cose in tenda, e torniamo nella main tent. Ci sentiamo in soggezione, gli occhi Spagnoli, Maltesi, Polacchi, Inglesi, Macedoni e Rumeni continuano a fissarci, e decidiamo così di sederci e aspettare che qualcuno più coraggioso di noi si avvicini a parlarci. Arrivano gli Spagnoli, si presentano: "Hola, my name is..." Salva, Jose, Jose Manuel e Josue. Iniziamo a parlare con loro, Salva è molto carino e gentile, è molto simpatico e socievole; lo stesso vale per Jose, con lui inizio a parlare di musica, gli piace il rock e il metal, e adora i SOAD, come dimostra la sua maglietta. Jose Manuel e Josue sono molto timidi, perciò si allontanano.
Dopo un po' decidiamo di sederci affianco ai ragazzi inglesi: Calum è il ragazzo che mi colpisce di più, ha degli occhi color ghiaccio, sono bellissimi, una pelle marmorea che contrasta con i suoi capelli neri. Ci chiedono se vogliamo giocare a carte. Le altre accettano, io rimango impassibile: dico che non so giocare a carte, e tutti mi guardano come fossi un'aliena.
Passa il tempo e arriva l'ora di cena. Prendiamo i nostri piatti e bicchieri e andiamo a cercare un tavolo, ma sono tutti occupati. Solo uno è mezzo libero, e due ragazzi Maltesi ci fanno cenno di sederci con loro. Sono Andrea e Dillon, sono simpatici e durante tutta la cena parliamo con loro, o almeno cerchiamo di capire cosa dicono, dato che il loro accento è stranissimo.
Dopo la cena, laviamo piatti e posate e io e Fede andiamo in tenda a sistemare il nostro letto. Sono tutti letti a castello, ma io avendo le vertigini, decido di dormire giù, e affianco a me si mette Federica. Ero un po' spaventata all'idea di dormire in una tenda, lì al buio, con qualunque persona che sarebbe potuta entrare e squarciarmi viva. Ma lo feci, non avevo altra scelta. Ci prepariamo per andare a dormire, con due felpe, e due maglioni, i leggins e il pigiama perchè fa troppo ma troppo freddo, e dormiamo in un sacco a pelo, perciò è meglio coprirsi. Essendo stanche, andiamo a dormire presto, e la notte sembra non essere nemmeno iniziata.
Ci svegliamo, e andiamo a far colazione con tutti gli altri. E' una cosa bellissima ritrovarsi tutti così. Alla luce del sole, quello che poteva esserci in Inghilterra, tutti sembrano più socievoli e propensi a scambiare due parole. Tutti sorridono, salutano, fanno cenno di sedersi con loro.

Alla fine della giornata dobbiamo scegliere quale Workshop intraprendere; le scelte sono Drama, Art, Dance o Music Workshop.
Io inizialmente scelgo Danza, ma alla fine opto per Musica, che è comunque la cosa che mi riesce meglio.

I giorni seguenti passano velocissimi, tra una chiacchierata sull'erba, la serata culturale, in cui tutti i paesi preparano degli assaggi dei cibi tipici, una pseudo discoteca improvvisata nella main tent e nella sala accanto ai bagni, i giochi del pomeriggio, le passeggiate al lago di Earlswood, il falò coi marshmallow, la serata con l'alcool, la giornata al Bull Ring (centro commerciale enorme di Birmingham), le partite a basket e le cadute sullo skate, le prove dei workshop, le nottate passate in bianco con Carlotta, Sangie e Calum nella tenda del Music Workshop a insultarci e dire stronzate; passano senza neanche farsi sentire.
Alla fine del corso dei Workshop, facciamo l'esibizione finale.
Il Drama consiste in un drama, appunto, su una vicenda razzista ( PY : Drama ) ; l'Art ha preparato delle simpatiche borse decorate ( PY: Art ) ; il Dance ha preparato una sorta di Musical divertentissimo senza nessuno che cantasse, ovviamente ( PY : Dance ) ; infine il Music ha preparato una sorta di Musical, senza balletti e roba varia ahahah ( PY : Music ) .
E' stata una bella condivisione di lavori, perchè tutti ci abbiamo messo il cuore in ciò che abbiamo fatto, e per questo tutti i lavori sono riusciti benissimo.

Arriva il fatidico, ultimo giorno. Siamo rimasti pochissimi al campo, tutti sono in giro per Birmingham, ma io e Calum non ce la sentiamo, perciò rimaniamo qui.
I polacchi partono per primi stamattina. Li salutiamo, inizia la tristezza, sapendo che noi italiani siamo i prossimi.
Io e Cal passiamo tutta la giornata assieme, cercando di rifare la valigia, tra un abbraccio e un pianto, e ci impieghiamo roba di quattro o cinque ore per finire.
Rebekah ci porta il pranzo verso le 4pm, non avendoci visto a pranzo: qualche fetta di pizza e dell'acqua. Mangiamo tutto in silenzio, le lacrime scorrono ancora, scorrono già.
So che non voglio lasciare tutto questo.
Ma devo, perchè non è qui che vivo, anche se vorrei tanto fosse questo il mio posto.

La sera, quando tutti gli altri ritornano, quasi nessuno mangia nella main tent; sono tutti tristi per la partenza.
Arriva... Eccoci qua. E' arrivata l'ora di andare. Tutti i ragazzi si schierano di fronte alla main tent, sono pronti a salutarci, o almeno... così ci vogliono far credere.
Io non riesco proprio ad uscire dalla mia tenda, Cal mi guarda e cerca di sorridermi, sapendo che questa partenza sarà dolorosa.
Devo uscire, ma le lacrime mi impediscono di vedere bene dove vado, perciò mi aiuta, prende la mia valigia. Nel mentre entra Rares che mi abbraccia, e prende l'altro mio borsone per portarlo fuori.
Aiuto. Sono in panico, tutti si avvicinano per salutarmi, e io saluto tutti, chi più e chi meno, ma tutti. Abbraccio coloro con cui ho legato di più. La maggior parte di loro piange. Proprio come me.
Si sa che quando si va all'estero, gli italiani fanno un certo scalpore, per chissà quale motivo.
Bene, io non lo sapevo, ma appena ho visto i ragazzi con cui abbiamo legato di più accompagnarci al bus... beh, l'ho scoperto. Un secondo giro di abbracci, e un terzo, e per qualcuno anche il quarto.
Lascio Cal per ultimo, perchè lui è proprio l'ultimo che voglio lasciar andare. Salva è tristissimo, Dillon piange, Rares non ne parliamo. Calum è invece impassibile, sembra quasi senza sentimenti.
"C mon guys, it's getting late here!" Chris urla come suo solito, siamo in ritardo, dobbiamo andare all'aeroporto.
Arriva il momento di salutare Cal. Ci stringiamo in un abbraccio, e per quei minuti esistiamo solo noi. Fanculo gli altri, fanculo il ritardo, fanculo l'aereo, fanculo Chris, fanculo l'Italia.
Siamo così uniti, io e lui. Ma Chris si sta spazientendo, e gli altri sono già sul furgone. Sciolgo l'abbraccio, lo guardo negli occhi per qualche secondo, e gli schiocco un bacio sulle labbra. Salto sul minivan, chiudo le porte.
"Calum is crying! He's crying!!" guardo dal finestrino, ed è vero... La tristezza mi assale, ed è mista a disperazione. E' una persona fantastica e la sto lasciando qui.

Chris mette in moto, fa inversione e attraversa il cancello per andar via, il tutto accompagnato dai  nostri amici che sventolano in aria le loro mani per salutarci, o farci dei cuori, o dei gestacci, ma è tutto pieno d'affetto. Un affetto strano, che non si può descrivere. E' come se fossimo tutti fratelli o sorelle. Non esiste amicizia più vera.
Continuo a piangere mentre gli altri italiani mi guardano, con una perla di sconforto nei loro occhi. Sanno cosa sto lasciando in quel posto. Sanno quanto male mi stia facendo.
Realizzo, guardando fuori dal finestrino, che quest'esperienza è giunta al termine, che siamo riusciti a condividere con dei ragazzi che nemmeno conoscevamo, tutti questi nostri 10 giorni. Siamo stati tutti uniti, senza distinzioni di nazionalità, colori, lingue, accenti, culture, comportamenti e tradizioni.

E' stata un'esperienza magnifica, che rifarei all'istante, e non mi pento niente di ciò che ho fatto, ed ora che sono a casa e piango mentre scrivo queste righe, mi accorgo di quanto questo viaggio, ma soprattutto queste persone, mi abbiano toccato nel profondo del cuore. Persone così è difficile trovarle, ti capita l'occasione solamente una volta nella vita, perchè il treno passa solamente quella volta, poi non passa più, e devi attaccarti al cazzo.
E io son stata capace di salirci, su quel treno. Ma anche su quell'aereo, e sul minivan di Chris, e sono entrata in quelle tende, e i ragazzi sono entrati dentro di me, insieme a tutto il viaggio e l'esperienza.


Sono delle persone fantastiche, e le sto lasciando, qui.
Qui.
Ora su questo blog. E sul mio cuore.
Vi adoro, dal primo all'ultimo.
Federica.
Carlotta.
Beatrice.
Matteo.
Alice.
Melania.
Claudia.
Salva.
Jose.
Josue.
Jose Manuel.
Marina.
Owen.
Abigail.
Kimberley.
Magda.
Sangie.
Dillon.
Rares.
Васко.
Daniel.
Teodora.
Marcelina.
Caroline.
Szymon.
Jordan.
Leanne.
Alex.
Andrea.
Toto.
Tamara.
Elena.
Konstantin.
Gaynor.
Toma.
Kim.
Mario.
Marta.
Yonela.
Rhys.
Miriam.
Rebekah.
Aida.
Igor.
Elena.
Bartoz.
Jovana.
Filip.

Sicuro ne ho dimenticato qualcuno. Tanto non leggeranno mai MUAHAHAHAH.
Basta.
Li adoro, non c'è niente da fare.

Grazie.

Turunen.


foto non mia. Questa era la serata in cui Carey Murdock (cantautore americano) ha fatto una serata da noi. E' stata una bella serata, io ho fatto amicizia col cantante AHAHAHAHAH 
Scherzi a parte, lui è davvero bravo, e io, Abi e Gayna ne eravamo innamorate. Okey.



venerdì 31 maggio 2013

Esperienze.

Tutto ha una fine. Ne sono consapevole. Ma purtroppo il mio cuore no, ed ogni volta che qualcosa giunge al termine, le lacrime sorgono come pioggia in una giornata nuvolosa.
In quest'ultima settimana, ho avuto la fortuna di stare su un set cinematografico per la realizzazione di un cortometraggio per far delle foto del backstage.
E' stata un'esperienza interessantissima, mi sono divertita molto, e ho imparato che dietro un film anche corto o banale, c'è dietro il lavoro pazzesco di tantissime persone che si impegnano mattina e sera per realizzare tutto al meglio.
Oltre ad essere stata un'esperienza interessante, mi ha anche permesso di conoscere delle persone simpatiche, amichevoli, e molto molto divertenti. Ognuno ha una propria caratteristica che lo rende unico, nella sua persona.
Devo davvero dire grazie a tutti, anche se non leggeranno questo post.
Grazie a Stefano, l'aiuto regista, che mi ha permesso di star sul set e mi ha sempre fatto divertire con le sue battute.
Grazie a Corrado, il direttore della fotografia, perchè anche lui mi ha fatto divertire con le sue battute.
Grazie a Gianni, il regista di questo corto, che è stato gentilissimo con me, e mi ha fatto sempre divertire.
Grazie a Nadia, la segretaria di edizione, per le chiaccherate nei momenti morti, e per la sua simpatia.
Grazie a Ciprian, l'assistente operatore, che voleva scambiare la sua videocamera per la mia reflex.
Grazie a Francesca, la scenografa, per la sua simpatia e per le sue battute (e anche per il Chinotto che mi stava offrendo il primo giorno ahahahah).
Grazie a Erica, la make-up artist, per la sua simpatia e disponibilità e per le sue mini lezioni di fotografia.
Grazie a Franco, il costumista, perchè, anche se faceva il finto antipatico, so che un po' gli sto simpatica.
Grazie a Flavio, il data manager, perchè è stato molto gentile con me e mi ha levato un po' di vergogna iniziale, chiaccherando di fotografia e stronzate varie.
Grazie a Francesco, il microfonista, perchè con la sua dose di cazzate e facce idiote quotidiane mi ha illuminato le giornate.
Grazie a Vinicio, l'assistente elettricista, per le chiaccherate sulle reflex e le risate fatte assieme.
Grazie a Giulio, il capo elettricista, per le risate che le sue stronzate mi hanno portato a fare.
Grazie a Simone, il macchinista, per i consigli che mi ha dato sul lavoro.

Manca ancora qualcuno, ma degli altri non so i nomi, quindi chiedo perdono.
Anyway, sono tutti speciali.
Ognuno di loro mi ha lasciato un'impronta di riconoscimento nel cuore, seppur son passati solo sei giorni.
Purtroppo non ho altre parole per descrivervi e per descrivere ciò che mi avete lasciato in questa settimana.
Spero di incontrarvi di nuovo, e presto. Siete davvero una grandissima troupe.
Quando penserò a voi, mi scenderà sicuramente una lacrima felice, perchè è stata un'esperienza felice, ma con un retrogusto amaro, perchè in fondo, chi lo sa se ci rivedremo ancora?

Mi mancherete.

Vi adoro tutti.

Turunen.

giovedì 25 aprile 2013

Alcool.

E' assurdo come l'alcool abbia il potere di manipolare le emozioni di qualunque persona lo beva. Riesce praticamente a far diventare triste o felice una persona nel giro di qualche sorso. Ma tutto poi dipende dallo stato d'animo che precede la bevuta.
Se sei felice, allora l'alcool ti aiuta ad esserlo ancora di più, ridi, ridi, fai stronzate, dici battute a non finire, ridi, e ridi ancora. Amplifica la tua felicità.
Ma se sei triste, depresso o preoccupato, le tue tristezze, depressioni o preoccupazioni si moltiplicano per mille, si fanno sentire ancora di più, con l'alcool.
E' così brutto, ci si sente a terra, come se nessuno possa capirti; con un capogiro se ti volti a destra, e un altro capogiro se ti volti a sinistra; con il bicchiere ancora in mano, mezzo pieno, o in questo caso mezzo vuoto, perchè sei pessimista e allora non lo vedi mai pieno, questo dannato bicchiere; vorresti sparire, sotterrarti, morire, perchè tanto le preoccupazioni (e l'alcool) si sono impossessati di te, insieme alle paranoie, alle paure, alle debolezze, e ai problemi.
Tutto con l'alcool si appesantisce, sembra essere più grande.
Allora ti sdrai nel letto, quando tutti sono ancora nella sala a bere, bere e bere ancora, e la testa sembra girare di meno, i problemi si accavallano ma tu sei in grado di domarli, prenderli uno per uno e analizzarli per tempo. Prima uno, poi l'altro, poi l'altro ancora. Ah, sono finiti finalmente.
Quindi ti alzi, contento di aver pensato ai tuoi problemi, e forse di aver trovato una soluzione. Torni nella sala con tutti gli altri, e all'improvviso ti rendi conto d'esser solo. Incredibilmente solo. I problemi sono tornati grandi quanto prima per farti compagnia, le preoccupazioni non vogliono andarsene dalla testa; hai ancora il bicchiere in mano, ora è vuoto, completamente.
Non bisogna mai sentirsi soli. Quindi continui a riempire il bicchiere, incontri le paranoie e i problemi, ti sdrai, pensi, torni su e bevi ancora; ecco ora le debolezze e le ansie, insieme alle paure. Ti sdrai, rifletti, ti rialzi, e bevi ancora........

Turunen.



PS: La foto non è mia, l'ho trovata su WeHeartIt. La trovavo bella, e significativa, e mi ha fatto arrivare a scrivere questo post. 

giovedì 18 aprile 2013

Troppo in tutto.

Sono una ragazza troppo orgogliosa. Troppo gelosa. Troppo acida. Troppo negativa. Troppo robusta. Troppo impegnata. Con troppi hobby. Con troppe passioni. Con troppi sogni. Con troppi pochi soldi per realizzare i suoi sogni. Troppo maschiaccio. Troppo pigra. Troppo pignola. Troppo lenta o troppo veloce, a seconda dei casi. Troppo passionale. Troppo sensibile. Troppo emozionabile. Troppo comprensiva. Troppo sopportatrice. Troppo amante. Troppo amante del dolore. Troppo autolesionista. Troppo modesta. Troppo sottovalutata. Troppo usata. Troppo bambola. Troppo oggetto. Troppo stonata. Troppo bassa. Troppo bionda. Troppo hipster. Troppo vintage. Troppo bimbaminchia. Troppo montata. Troppo convinta. Troppo altezzosa. Troppo umile. Troppo fotografa fallita. Troppo quindicenne, sedicenne, e ora finalmente diciassettenne fotogenica. Troppo amichevole. Troppo sola. Troppo poco simpatica. Troppo scura. Troppo chiara. Troppo Chiara. Troppo. Troppo. TROPPO.


Sono troppo per tutto. Troppo in tutto.
Sono troppo ma mai nessuno.



Turunen.

Sorry...

Eccomi di nuovo, sono ancora io, Turunen, che torno a scrivere qui, pur non avendo argomenti, dopo questo periodo in cui ho abbandonato completamente questo povero blog che proprio non se lo meritava.
Non so perchè, ma avevo un blocco, il cosiddetto "blocco dello scrittore".
Avete presente quando vorreste scrivere ma non avete neanche un argomento da sviluppare? E siete così tristi, che ogni volta tornate per scrivere, riaprite quel foglio, quella pagina, provate a scrivere qualche parola ma non esce nulla e cancellate?
Ecco, io ero così.
Forse lo sono ancora. In maniera parziale. Parziale perchè sto scrivendo, quindi non sembra io abbia il blocco, ma ce l'ho, perchè non sto scrivendo niente di sensato, non parlo di niente, se non di stronzate.

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Mi è mancato tanto scrivere. Ti libera tantissimo, ti senti leggero, come uno di quegli aquiloni che volano nel cielo, tra le nuvole, e sembra non fregargliene della gente che sta sotto e li osserva.
Ho deciso di riprendere il blog perchè sono entrata sul mio profilo Ask e ho trovato tantissime domande alle quali non avevo ancora risposto. E allora ho pensato che sarebbe stato bello, per me, ricominciare qui.
Boh non so nemmeno di che parlare. Non sto proprio bene in questo periodo. Sono piena di acciacchi e dolori vari. Sono spesso giù di morale. E non ho un motivo vero e proprio.

Accanto a me ci sono delle persone che mi vogliono bene, e altre che mi odiano, delle quali me ne frego, perchè proprio non mi importa di far sembrare grandi le persone che da me non si meritano niente.
Mi spiace più che altro il fatto che F. sia tanto cambiato da prima. E lo stesso per un'altra persona, con la quale non mi parlo più.

Il colmo di ogni litigio è che io sono arrabbiata con una persona, e questa persona se la prende poi con me perchè io me la sono presa con lui; quindi passo io dalla parte del torto, perchè non mi sarei dovuta arrabbiare, e mi tocca pure chiedere scusa per una cosa di cui non ho assolutamente colpa.

Boh, io certa gente davvero non la capisco.

Turunen.

giovedì 24 gennaio 2013

Gioventù e lavoro.

Da qualche anno a questa parte il termine "lavoro" non ha più lo stesso significato che poteva avere ai tempi dei nostri nonni. Precarietà lavorativa giovanile e non, diplomati e laureati che si accontentano della mediocrità, donne confuse ed indecise: sono queste le parole chiave del problema del lavoro in Italia, che si aggrava sempre più col passare del tempo.
Secondo alcuni dati, il tasso di occupazione giovanile è inferiore di dieci punti rispetto alla media Europea, e l'età media in cui si acquisisce un posto di lavoro stabile è 38 anni (FONTE ISFOL).
L'assenza del lavoro e la sua instabilità è, al giorno d'oggi, una delle più grandi preoccupazioni dei più giovani.
Secondo delle ricerche effettuate dall'Istituto IARD, le nuove generazioni si sono dovute, o si dovranno confrontare con nuovi contratti che favoriscono la precarietà del lavoro che, al giorno d'oggi, conta circa il 20% della popolazione, e ciò è grave, ma purtroppo inevitabile, perchè ogni giovane, al suo ingresso nel mondo del lavoro, è portato ad avere un'occupazione instabile, e talvolta priva di un'assicurazione o della retribuzione meritata.
Un altro aspetto riguardante la disoccupazione o occupazione precaria in Italia è quello delle donne, elementi che, subito dopo i giovani, risentono maggiormente questa crisi. In particolare le donne del Sud, che talvolta vedono mutare il loro problema occupazionale in disoccupazione cronica, in cui sprofondano fino a smettere di cercare un lavoro.
D'altra parte, ci sono delle donne che considerano il posto di lavoro fisso, quello che dura tutta la vita, una vera e propria condanna. Questo perchè hanno una famiglia a cui devono dedicare del tempo, una casa, dei bambini, oltre poi agli amici, agli hobby e ai vari svaghi, per uscire dalla realtà quotidiana e confrontarsi, per esprimere le proprie opinioni e sperare insieme in un futuro migliore, in una politica più onesta e così via.
Meno ore di lavoro significano meno spese sociali, meno trasporti, e soprattutto meno malattie riguardanti stress e logoramento. Oltretutto, questo cambiamento può essere sostenuto da una riduzione delle tasse, come già succede in Olanda.
Infine, ma non per la loro importanza, ci sono i diplomati, gli universitari e i laureati.
Negli ultimi anni, le università italiane denunciano un calo di iscrizioni, che porta a delle preoccupazioni riguardanti la capacità, o meglio incapacità, dei nostri paesi a formare un numero sufficiente di lavoratori attrezzati per il futuro. Secondo alcuni economisti, l'attuale tasso di disoccupazione di neolaureati, nel  tempo, andrà aumentando, ma questo non è un problema solo italiano.
Qualche anno fa l'economista Paul Krugman sosteneva che, nell'arco di qualche anno, le varie industrie avrebbero ridotto drasticamente la domanda di lavoro altamente qualificato: questo "fenomeno" è favorito anche dall'automazione di ogni singolo incarico, che sia esso solamente esecutivo o che richieda delle ottime conoscenze.
Un altro aspetto grave è che le società al di fuori dell'Italia si impegnano per trovare delle giovani menti nei Paesi emergenti, e ne trovano tante, ad un costo contenuto; il loro intento è quello di creare una classe media che possa bilanciare il calo dei consumi in Occidente. Ma questo sistema, invece di alleggerire questa crisi, potrebbe aggravarla, rischiando di far investire ai nostri giovani sempre meno soldi e tempo nell'istruzione: ciò sarebbe un grave errore, dato che chi studia ha sempre una possibilità in più.
Infatti, se andiamo a confrontare i guadagni di un laureato e di un diplomato, la differenza, seppur minima, c'è. Tuttavia, i laureati che subito hanno trovato lavoro sono davvero pochi e sono sempre in calo.
Molte famiglie cercano di influenzare i propri figli nella scelta dell'università, indirizzandoli verso la facoltà che, secondo il loro pensiero, potrebbe offrire più possibilità lavorative.
Io credo invece che ogni facoltà, se fatta con il giusto impegno, dia delle opportunità di lavoro. Ogni ragazzo deve avere la possibilità di scegliere il proprio futuro: scegliere di fare una facoltà piuttosto che un'altra, o di andare al nord piuttosto che al sud. Ma qualunque cosa egli scelga, dev'essere una cosa pensata da sè, senza l'influenza di terzi. Un ragazzo costretto a studiare in una facoltà che non è di suo gradimento finirà fuori corso, e impiegherà il doppio del tempo a laurearsi, proprio perchè non è soddisfatto della scelta presa, perchè quello non era ciò che egli sognava.
Ed è lo stesso per coloro che decidono di lavorare: ci sono molti ragazzi qualificati e con delle ottime competenze che però non vengono assunti e rimangono a guardare chi, al posto loro, ha un lavoro, senza nemmeno aver finito gli studi; gli immigrati, talvolta, sono i favoriti, perchè non pretendono una paga esagerata e tante volte lavorano in nero.
Certo, anche loro hanno bisogno di lavoro, e spesso svolgono delle mansioni che gli italiani rifiutano.
Ma credo sia comunque ingiusta, questa situazione italiana di precarietà, perchè la nostra, com'è scritto sulla Costituzione, è una repubblica fondata sul lavoro ma, di lavoro, noi Italiani, ne vediamo e ne vedremo ben poco.


Turunen.

domenica 6 gennaio 2013

Diamonds.

"Dai, facciamoci prima un giro in macchina; poi raggiungiamo gli altri in pizzeria." "Okey, ci sto."

Un colpo d'acceleratore e la macchina parte, non sento i buchi della strada, la guida è leggera, è come se stessimo volando e non toccassimo il suolo.
Lui accosta, vuole scegliere una bella playlist dal suo IPod grigio, una playlist non troppo violenta, non troppo cruda, dura; ne vuole una con canzoni dolci, romantiche.
Eccola lì, l'ha trovata: PLAY e ripartiamo.
Non so dove mi sta portando ma poco importa. Continuo a non sentire la strada, è magnifico.
La canzone inizia, sono i Gemelli Diversi che cantano Vivi per un Miracolo; credo sia uno dei loro pezzi più conosciuti.

(Che poi ho scoperto da poco il gioco di parole: Gemelli Diversi - Gemelli Di Versi. Cioè, è fantastico!)

"Ce l'hai un attimo per me? Perchè c'è troppo bisogno di aiuto, di aiuto, di aiuto... Soltanto un attimo per me... Ti prego dimmi mentre il mondo piange Dio dov'è?" La canta per un po', poi si stanca, e mette SKIP.
Inizia l'altra canzone, è malinconica, è Mary. Io odio quella canzone, è davvero triste, ma almeno non è stupida, almeno parla di problemi reali, attuali, e non di gente che fuma un po' e gioca a Pes.

Stessa storia, la canta un po', poi cambia canzone.
Inizia la canzone, sento quelle tre note consecutive, e ho paura.
Oddio, ho davvero paura, la riconosco, e non voglio piangere. Quelle note iniziali le riconoscerei in mezzo al casino più caotico che esista; sono ormai nella mia testa da un bel po' di tempo, grazie a Lui, che me l'ha dedicata.
Un sorriso finto, forzato, nervoso, cerca di nascondere la tensione che provo in quegli istanti che precedono la strofa che mi fa commuovere.
Questa canzone è il racconto di me, della mia storia, ed è come se, all'epoca, i Gemelli Diversi, avessero previsto la mia futura vita. Quella Chiara della canzone SONO IO, e ogni volta che la sento mi fa provare emozioni che neanche posso spiegare.
Arriva la fatidica strofa; e piango, piango, e piango ancora, e poi tremo, e vorrei smetterla, quindi asciugo le lacrime, ma appena cerco di fare un sorriso, eccole di nuovo che mi rigano il viso; come se i miei occhi, due diamanti, come dice la canzone, volessero imitare una fontana, e anzi, fare meglio il suo lavoro; perciò piango, piango e mi sfogo, e lui è lì, che tra una marcia, una curva e l'altra, canta e mi guarda, guarda la mia reazione, guarda i miei zigomi e la mia fronte rossa dal pianto, e mi sorride, e guarda le mie mani che cercano di nascondere quei due diamanti che brillano nella parte alta del mio viso, brillano per le lacrime che sembrano diventare un oceano, tutto questo nei miei occhi; guarda, continua a guardarmi, le mie mani tremano, come il resto del mio corpo, sento freddo e vorrei solamente spegnere quell'IPod, prenderlo in mano e buttarlo fuori dal finestrino, perchè questa canzone mi fa male, mi fa riflettere veramente, mi fa pensare a quello che sono, e a come gli altri mi vedono; ma non posso, non posso perchè sono rigida, e le mani, invece di spegnere l'IPod, tengono in mano il fazzoletto che cerca di asciugare le perle incolore che cadono dai miei occhi, che cercano di cessare per far apparire un sorriso.
Ed eccolo lì, in mezzo a quelle lacrime, che spunta un mini-sorriso. Mini perchè è davvero piccolo, davvero impercettibile. Ma lui l'ha visto, lui l'ha capito; accosta, mi abbraccia e canta.
"Tu guarda Chiara e impara un po', da quella timidezza che nascondere non si può. Ascolta Chiara e lei ti dirà che vuole crescere! Per Chiara è importante parlare alla gente, e ama farla ridere, a Chiara piace vivere..."

La canzone finisce, e finiscono anche le mie lacrime. Asciugo bene, e con cura controllo che il mio eyeliner e il mio mascara non abbiano sbavato: non voglio arrivare in pizzeria in condizioni pessime.
Accende la macchina e ripartiamo, ma questa volta cambia playlist, mette Zakk Wylde e la sua cover di Stairway To Heaven, che io preferisco di gran lunga all'originale.
La canzone dura per tutto il tragitto fino alla pizzeria. Scendiamo dalla macchina e vediamo i nostri amici.
Li raggiungiamo per entrare tutti insieme e lui, nel mentre, mi abbraccia, tenendo la sua mano sul mio fianco destro.
Ci sediamo l'uno di fronte all'altro, e aspettiamo il nostro cibo. Mangiamo, ridiamo, beviamo. Andiamo via.
Lui mi aveva promesso, poco prima, che avremmo camminato per il corso, seppur deserto, io e lui. Perciò eccoci qui, mano nella mano, lui che sbuffa un po' per la non-voglia di camminare, io col sorrisone di un bambino che si è appena gustato il suo gelato preferito.
Parliamo, e nel mentre lui mi abbraccia, facendo in modo che la mia mano vada ad abbracciare i suoi fianchi, mentre la sua sta sulle mie spalle. Un po' come le coppiette anziane, che vanno a mangiarsi qualcosa una sera d'estate, e si amano da tanti anni, e si abbracciano in questo modo, sembrano quasi inseparabili, dopo tutti questi anni insieme, dopo tutto quello che hanno affrontato, tutti i problemi, tutte le malattie, tutte le persone che non credevano in loro.

Siamo un po' come una coppietta anziana, noi due. Nonostante tutte le malattie, tutti i problemi, tutti coloro che non credono e non hanno mai creduto in noi, noi resistiamo, e continueremo a farlo; perchè il nostro amore è forte, e ci lega ogni giorno di più; il nostro amore resiste a tutto e tutti. Siamo indistruttibili. Inseparabili. E'come ossigeno per me, non posso vivere senza.

Come una coppietta anziana continuamo a stare abbracciati in quel modo, vorrei non ci staccassimo mai, vorrei stare così per sempre, vorrei non dovergli mai dire addio, vorrei non dover mai smettere di averlo vicino.


"Sai, è stata davvero una serata perfetta, quella di oggi. Vorrei fosse sempre così."
Lo so amore, lo so. E lo sarà, sempre così perfetto, se solo riusciremo a superare tutti gli ostacoli. Ci ameremo e staremo insieme, felici, come lo siamo adesso. Lo saremo per sempre, se solo tu vorrai.

Vorrai. Vorrei.


Turunen.




NB: La canzone a cui mi riferisco si chiama A Chiara Piace Vivere, dei Gemelli Diversi. (Testo)