martedì 12 agosto 2014

Quesiti e conclusioni. Ancora.

Ma che senso ha continuare a vivere in una vita che non è più la tua, guardando gli altri che si divertono e tu che semplicemente ami in segreto, senza poter dire o fare nulla, perché ormai è andata via?
Non ne vale la pena, di vivere così.

Il mio stomaco ha smesso di chiedermi cibo, non mangio da ieri a pranzo, e sto bene così.
Come ho detto ieri, farò il minimo indispensabile per sopravvivere, perché ormai sono sola, senza di lei, e niente ha più senso.
Continuerò a farmi del male, a non mangiare, o ingurgitare piccole quantità di cibo che mi permettano giusto di aprire gli occhi la mattina, e richiuderli la sera, continuerò così fino a sentirmi male, a vomitare, a svenire.
Non ho più paura di queste cose.
Perché tanto non sono più io.

Turunen.

lunedì 11 agosto 2014

Metà. Meta.

Attaccata al cuscino
Abbracciandolo
Come a cercare il calore di una persona.

Dalla finestra
Raggi di Luna
Splendono ed

Entrano
Dai fori di una semplice
Finestra.

Pensieri
Corrono
Nelle menti che

Si cercano
Come due metà spezzate
Si disperano e

L'insonnia
Non lascia spazio
Alla pace del cuore e delle menti

Che continuano
A correre
E non si fermano
Nonostante l'oscurità.

Turunen.

When nobody stands, stand on your own.

Esattamente cinque mesi che non scrivevo una parola su questo blog.
Oggi riprendo.
Per necessità.
Come si capisce dal titolo.

Faccio riferimento a una canzone di Shane Harper: Hold You Up, e inizio il mio primo post da ormai maturata.


Ho finalmente raggiunto il diploma, con il risultato di 76/100. Non era esattamente ciò che avevo previsto, ma ora come ora non mi importa più. L'importante è esserne uscita, da quella scuola. L'importante è andare via, lontano, per un tempo indeterminato.

Andrò a studiare all'Università di Sassari: pochi ragazzi del mio paese andranno lì, e questa è una delle ragioni per il quale la preferisco a Cagliari, dove c'è pieno zeppo di quelle stupide persone senza cervello.
Non vedo l'ora di lasciare il mio paese e tutte le teste vuote e senza ideali che abitano qui.
Ho bisogno di aria nuova, gente nuova, vivere una vita nuova. E so che lì sarò in grado di ricominciare da zero i miei rapporti.

Ma ora, nel frattempo, cosa posso fare?

Da ormai quattro mesi mi sono buttata a capofitto in una relazione che sembrava essere la più forte del mondo, eravamo invincibili, nel vero senso della parola: in un modo o in un altro, riuscivamo sempre a fare pace dopo ogni discussione, e nonostante tutti i casini, non ci siamo mai perse.
Ma si arriva a un punto in cui una parte ferisce l'altra, quando si mette in mezzo la delusione, la perdita di fiducia, la mancanza di rispetto, e allora da lì non si esce.
Da lì non si va proprio via.


"You used to captivate me by your resonating light. Now I'm bound by the life you left behind. Your face it haunts my once pleasant dreams. Your voice it chased away all the sanity in me"
My immortal, Evanescence




"Wonder this time where she's gone, Wonder if she's gone to stay. Ain't no sunshine when she's gone, and this house just ain't no home anytime she goes away."
Ain't no sunshine, Bill Withers



Era la mia ancora di salvezza, l'unico amore vero mai provato nella mia vita, l'unica cosa per la quale la mia vita trovava ancora un senso... ed è andata via.
E' andata via come tutti gli altri.
Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
E non me lo perdonerò mai.
E non ho più una vera motivazione per vivere e continuare a stare in questo mondo che odio, vivendo una vita che odio.
Perché che vita è una vita che si vive da soli?
Che vita è una vita in cui si perde l'amore della propria vita?
Che vita è una vita in cui si perdono gli amici, le persone che ci stanno più care?
Lo dico io, non è una vita.
Non sto vivendo.
Da oggi in poi io non vivo più.

Sopravvivo.
A stento.
In una vita che non è la mia.
Con persone che non conosco.
Con persone che non mi conoscono.

Non voglio nemmeno più sopravvivere.
Sono sola e non ho più forze per lottare.


Turunen.

domenica 15 giugno 2014

Il Faro.

Era la luce del faro che la illuminava,la notte che la vestiva e al luna la guardava contare le stelle. Si era sciolta i capelli biondi che come raggi di sole stanchi si erano tuffati sulla sua schiena,alcuni sul suo seno delicato,altri ancora stavano sparsi qui e li confusi 
nell'armonia della sua bellezza,la sabbia le accarezzava il corpo nudo,stesa con tale naturalezza che sembrava il mare l'avesse trasportata sulle onde fino alla riva,
poi,come se niente fosse,si addormentò. Forse prima era una sirena,e la coda si era divisa in due gambe che le donarono un passo elegante la pelle liscia e morbida,delicata come la mareggiata mattiniera,gli occhi gocce d'ambra luminosa,i capelli mossi dalla fresca brezza marina,il sorriso dolce di chi lavora in mare e dopo tanto tempo passato sotto il sole rovente sopra il ponte di peschereccio logoro tornava a casa,attraccava ad un porto sereno e familiare. Chiunque l'avrebbe vista così,vestita soltanto dalla notte,mentre posava con tale naturalezza da sembrare parte del paesaggio mozzafiato,sarebbe rimasto colpito,era di quella bellezza che ti bacia il cuore,che ti fa sussultare per un secondo e poi lasciandoti sbalordito ti culla per farti sentire a tuo agio,era di quella bellezza che ti fa dimenticare di tutto il resto e ti lascia davanti l'impossibilità di trovarle una spiegazione e la ricerca inutile e quasi disperata di darle una definizione,quella bellezza impossibile da da custodire in una gabbia di parole.Era di quella bellezza che non andava spiegata ma si sentiva,era della bellezza della vita. Io mi sarei tuffato giù dalle sue labbra per percorrere con baci morbidi tutta la sua delicata pelle,era a me inarrivabile ma il mio cuore sussultava comunque perché le sue forme continuavano a fare l'amore con i miei occhi. Contemplavo la sua schiena,gli zigomi,avrei voluto aprisse gli occhi e mi guardasse,anche senza dire niente,mi sarebbe bastato uno sguardo,probabilmente avrebbe capito il modo in cui io la vedevo,stesa così,sulla sabbia fresca a far contrasto con la sua pelle calda. Avrei voluto giungere come un pellegrino sulle sue labbra. Era ispiratrice in ogni aspetto,più la guardavo più mi veniva voglia di descriverla con le mie parole,di raccontarla, vestirla con pagine eleganti,farla diventare una Venere,ma ogni volta che trovavo parole giuste le perdevo sulle sue gambe,sui suoi fianchi,sulle sue mani. Avrei voluto immergere le mie mani nei suoi capelli dorati,accarezzarle le labbra rosate,cercare di parlarle mentre mi lasciava senza parole,vivere come un riflesso nelle sue iridi pensavo tutto questo mentre la spiavo celato dalla sabbia,la contemplai tutta la notte,finché il nero del mare divenne blu profondo,il blu profondo bluastro e il bluastro l'azzurro mattutino e quando il sole fu completamente emerso dall'acqua,per un'istante i suoi occhi s'aprirono e colpirono i miei che morirono nel sonno più profondo.
Gia.

martedì 11 marzo 2014

Quesiti

Navigando su Facebook, questo pomeriggio, ho letto la descrizione di una foto, postata da un mio amico, del suo tema di italiano. La traccia era questa "Quali sono le questioni per cui vale la pena tormentarsi in modo da sconfiggere l'apatia degli esseri umani?' e la sua risposta (ovviamente più articolata) è stata "L'amore".
Da lì, mi è venuta una domanda: potrò io salvarmi dall'apatia? Ma soprattutto, ci sarà mai qualcuno disposto ad amarmi per tutta la vita, accettando i miei difetti, il mio caratteraccio, e tutto ciò che ne deriva?
Turunen

martedì 28 gennaio 2014

Day 00.

Tengo le mie cuffie attaccate all'iPad, ascolto della musica in modo da farmi venire l'ispirazione, se così si può chiamare in questo caso. Guardo fuori dal finestrino di continuo, e mi concentro sulle parole delle tristissime canzoni che vanno in riproduzione casuale: "Only hate the road when you're missing home; only know you love her when you let her go..." sembra fatto apposta, e perché non prendere spunto?
Apro di corsa l'applicazione per scrivere, ma non riesco a digitare nemmeno mezza parola. Com'è possibile? Di solito le parole mi escono di getto, ma è anche vero che non sono mai riuscita a scrivere "su commissione", se non nei temi o saggi brevi di scuola.
Richiudo l'app, e continuo a guardar fuori dal finestrino, sperando in qualche lampo di genio che, ovviamente, non arriva.
Questa danza continua per tutta la durata del viaggio, tre orette circa. Prometto a me stessa che, appena arrivati in aeroporto, dopo la sosta al bagno, avrei buttato giù qualcosa, seppur avendo poco tempo, perché è giusto così, ed una lettera, anche corta, gli avrebbe fatto piacere.
Accanto a me, mamma risponde al telefono; Marco ci dice di raggiungerlo all'aeroporto militare, dato che loro sono arrivati lì e resteranno in quella base per un'oretta.
Ci mettiamo una mezz'ora per arrivare all'aeroporto militare, qualcuno viene ad aprirci il cancello, e sembra non siamo l'unica famiglia venuta a salutare.
Il mio piano è già saltato, abbiamo pochissimo tempo per star con Marco prima che parta. Decido quindi, a malincuore, di lasciar perdere la lettera, e di godermi questi momenti prima della sua partenza. Ci viene incontro, e ci accompagna dentro una struttura che ospita tutti i militari chr partiranno con lui. Ci porta al bar, io non prendo nulla, ma osservo tutte queste famiglie che chiacchierano tranquille con il figlio, il marito, la sorella, il nipote, il fratello, la moglie. Parlano come se i loro cari stiano andando in vacanza per una decina di giorni, magari in crociera, nel Mediterraneo, ma in realtà non è così, e probabilmente, come me ne accorgo io, se ne stanno accorgendo anche loro. Gli sguardi persi, malinconici, i bimbi iniziano  stringere le gambe del proprio padre, mentre le madri, rispettive mogli, trattengono le lacrime alla visione di questa scena. Ci provo anche io, a trattenermi, ma come al solito non ci riesco, e inizio.
Marco mi vede e scoppia in una risata malinconica, un po' triste, ma allo stesso tempo tranquilla. Mi sento una stupida bimba, incapace di controllare i suoi sentimenti, le sue reazioni.
Mamma mi offre un fazzoletto, e ci spostiamo nella sala principale, un cui il comandante raduna i ragazzi e i parenti per un "discorso finale"; cerca di rassicurare le famiglie, è una missione facile, tranquilla, e non c'è da preoccuparsi, e fa un "in bocca al lupo" ai ragazzi per questi sei mesi che staranno fuori.
Alla fine del suo discorso il comandante ci da qualche minuto per salutare, dato che è tardino e devono partire. Guardo le altre famiglie che scoppiano in lacrime, e mi sento un po' meno sola e stupida. Marco saluta tutti, li bacia, e li abbraccia, e sorride, chissà per quale motivo, ma credo sia felice, e non vede l'ora di partire. Mi abbraccia, e mi dice "A presto...", e non posso fare a meno di scoppiare per l'ennesima volta in lacrime.
Lo guardiamo salire sul pullman con tutti gli altri, le luci si spengono e il motore si accende, e nella penombra, lo vediamo salutarci con la mano, e noi ricambiamo, fino a che non vediamo scomparire il pullman. Risaliamo in macchina, e per le successive tre ore rimango rivolta verso il finestrino, a guardare il buio della notte, in silenzio, con il solo rumore dei miei singhiozzi e delle lacrime che continuano a scavarmi gli zigomi.
Non è una lettera, questa, ma un semplice sfogo, perché odio gli "arrivederci", soprattutto di questo genere; qualche anno fa era successo già che partisse, ma ero più piccola, e non ci capivo ancora nulla, di come funzionava sto mondo.
Ora io sono cresciuta, e con me la mia sensibilità e consapevolezza. E probabilmente anche il cuore.
So che starai bene, e farai il possibile perché tu stia al sicuro, e porti a termine la tua missione nel migliore dei modi. Noi ti aspettiamo qui, sempre, con il cuore in mano.
Non te lo dico o dimostro mai, ma ti voglio un grandissimo bene, e sei partito da solo tre ore, e già non vedo l'ora che torni.
Malinconicamente,
Turunen.

lunedì 30 dicembre 2013

L'eta anagrafica non cambia la persona.

Il 26 Dicembre era il mio compleanno, finalmente anche per me sono arrivati i 18.
Finalmente. Finalmente un cazzo.
"Raggiunti i 18 sarà tutto diverso, mi raccomando!" Ma diverso cosa? Dove?
E' tutto uguale, non cambia proprio un bel niente, sono sempre la stessa persona, la stessa ragazzina ingenua, innocente, che odia tutto e tutti, depressa del cazzo, incapace di trovare le persone giuste, con una calamita attaccata alla schiena che attira solo le persone sbagliate, le relazioni sbagliate, le amicizie sbagliate.
Sono la stessa persona della notte del 25 Dicembre, che alla mezzanotte si mette a piangere, non so se per i messaggi di auguri di Giacomo, Laura e Francesco, o per altri motivi.

Il 26 Dicembre però ero felice. Ero molto in ansia, perché la sera avevo organizzato una festa, come si usa fare qua, per celebrare la mia entrata nel mondo degli "adulti", ma ero comunque felice.
Mi son preparata, e sono andata al locale un'ora e mezza prima. Mi sentivo importantissima quel giorno.
Sono arrivati i primi invitati, ed ero sempre più in ansia perché avevo paura non sarebbe venuto nessuno.
Ma la serata è passata alla grande, tutti si sono divertiti, hanno riso, ballato, bevuto, mangiato e scherzato. Ero super contenta, ma il culmine è stato quando Lui mi ha baciata, e io non ci potevo credere; eravamo in mezzo alla pista con gli occhi di tutti addosso, era buio, ma era come se avessimo una luce potentissima puntata per far uscire tutta la felicità che avevamo dentro.
Quella è stata la cosa più bella della serata, quei baci, quegli sguardi, quel suo viso che aveva una piega all'altezza delle labbra, che assomigliava ad un sorriso sincero.
Che di sincero, probabilmente, aveva ben poco.
Era troppa la felicità di quei momenti, perché durasse per altro tempo, per qualche giorno di più, per qualche settimana, mese, anno.
Io so di non poter avere una felicità continua nel tempo, un po' per il mio carattere malinconico, troppo sensibile, e un po', forse, per il mio destino. Credo di esser destinata ad essere sempre infelice, sempre delusa, sempre insoddisfatta, sempre malinconica, sempre così.
Non mi piace per niente, appartenere a questo destino. Ma purtroppo che posso farci? Posso solo continuare ad illudermi che qualcosa prima o poi cambierà, che un giorno mi sveglierò ed avrò al mio fianco una persona pronta ad amarmi per ciò che sono, che benché io abbia mille difetti, troverà mille e una ragione per amarmi e sopportarmi nonostante tutto.
Posso solo continuare ad illudermi che un giorno Lui mi scriverà che è stato solo uno scherzo idiota, e che desidera da morire uscire con me, e conoscermi meglio, e provare davvero.
Lui, o qualcun'altro, o qualcun'altra. Ma qualcuno.
Posso solo continuare ad essere la stessa ragazzina ingenua, innocente, che odia tutto e tutti, depressa del cazzo, incapace di trovare le persone giuste, con una calamita attaccata alla schiena che attira solo le persone sbagliate, le relazioni sbagliate, le amicizie sbagliate.
Posso solo essere la stessa persona della notte del 25 Dicembre, che alla mezzanotte si mette a piangere, per i messaggi di auguri di Giacomo, Laura e Francesco, o per altri motivi che sia.
Auguri a Me.

Turunen.